Torino 7 - 2 - 09
Gentile redazione,
ho davvero l'impressione che il confronto tra due ragioni, il dovere di ciascuno di noi e dell'intera società di difendere la vita dall'inizio alla fine e quello di rispettarne sempre la libertà, che necessariamente si esprime come autonoma responsabilità di decisione del singolo, si stia, per ragioni di prestigio ideologico e di potere, trasformando in un feroce corpo a corpo di torti, che travolgono, invece di rispettare il difficile, nel caso, tragico passo alla morte delle persone.
È cosí che l'agonia di una giovane donna, che si prolunga ormai oltre diciassette anni, può assurgere a bandiera di un'intricata lotta tra clericali e anticlericali, potere giudiziario e potere politico, Presidente del Consiglio e Presidente della Repubblica, leggi dello Stato e norme della Chiesa. Il tutto scavalcando ogni diritto e ogni dovere delle persone: familiari, medici, singoli cittadini, credenti o non credenti, coinvolti nella vicenda direttamente o anche solo interessati a capire che ne sarà del proprio faticoso passaggio a quello che un tempo era detto "l'al di là".
Si attenderebbero i non credenti di poterlo affrontare come difficile cessazione di vita, senza ulteriori prospettive, confortati però dall'amore dei familiari e degli amici e aiutati dal sapere medico, anche a questo deputato, cosí che il passo sia meno doloroso e il piú umano possibile. Spererebbero i credenti di trovarsi accanto, oltre a tutto ciò, anche una parola di incoraggiamento a sentire tale atto non solo come una fine, ma anche come possibile inizio di una nuova vita, redenta dal dolore e dal peccato.
Sentono oggi da chi detiene il potere nello Stato e nella Chiesa che tale momento sarà, a causa delle leggi di tutela e controllo da tali poteri richieste e imposte ad ogni loro singolo passo fisico e singola richiesta di aiuto medico o amicale, solo "orribile morte", da scamparsi ad ogni costo, anche al costo di un'agonia senza fine, vero "inferno in terra". Il che aumenta, invece che diminuire, il senso di paura e di smarrimento che colpisce ogni vivente al primo manifestarsi di qualche segnale di fragilità che lo possa far pensare ad una fine prossima o anche solo possibile.
Pietà sembra morta per la Chiesa e per lo Stato, purché Chiesa e Stato si assicurino il diritto di mettere il loro "imprimatur" sul morire di ciascuno, proprio come a suo tempo hanno fatto per il nascere. Andiamo forse verso un ulteriore burocratizazione del nascere o del morire, con tutto ciò che ogni burocrazia comporta come ulteriore e penoso carico di difficoltà per il vivere.
Sento che protestano i laici non credenti, accusati di anticlericalismo. Credo sia giusto far sapere che protestano anche molti credenti, in nome del Vangelo e dell'autentico spirito di rispetto per l'uomo e di visione comunitaria e non gerarchica della Chiesa, propri del Vaticano II. Protesta anche larga parte del "popolo di Dio", o, se si vuole, dei cristiani, anche cattolici, laici e preti, costretti oggi al silenzio da un autoritarismo ecclesiastico anti-conciliare, che trascina la Chiesa al disastro, e da un laicismo ideologico che preferisce ignorarne l'esistenza, perchè li ritiene "ridicolo residuo" di un sentire religioso oramai "storicamente superato".
Con stima: Aldo Bodrato
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